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IO  CI  HO  PROVATO

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Che ci fosse la necessità di una rivisitazione critica dell’insegnamento-apprendimento delle “Discipline geometriche” nel Liceo artistico ne ero convinto da moltissimi anni ma, in ogni scuola, dove ho cercato di coinvolgere i colleghi, ho trovato sempre una grande diffidenza che si è sostanziata, poi, in rifiuto del nuovo con tutte le sue incertezze e insicurezze a favore del provato, dell’assodato e verificato.

        Io ci ho provato ed ho cercato di far capire agli studenti che questa disciplina è fondamentale per chi opera in campo progettuale perché fornisce gli strumenti concettuali, teorici e operativi per attualizzare il futuro che è il processo primario della progettazione. Ribadisco continuamente che questa disciplina, apparentemente fredda e impersonale, è ricca di un fascino nascosto che pervade le varie espressioni grafiche e si estende, in modo più o meno esplicito, su tutte le discipline artistiche (figurative e non) trasformando il segno grafico in disegno, quindi, in una comunicazione iconica con leggi e regole come per ogni altro linguaggio dell’uomo.

Con la ricerca condotta in questi anni, ho cercato di fornire uno spunto diverso per l’insegnamento-apprendimento delle discipline geometriche nella scuola superiore cercando un approccio interdisciplinare tra le materie logico-scientifiche e quelle grafico-descrittive collocandomi, con il mio metodo didattico, in un ambito operativo compreso tra le vecchie metodologie “riproduttive” fondate sulla “manualità e il lapis” e le nuove proposte che si affidano completamente alla macchina “computer e al mouse” della tecnologia informatica. La ricerca collocandosi in questa posizione intermedia cerca di dare concretezza al necessario passaggio che dal “disegno disegnato a matita” porta al “disegno elaborato mentalmente” per agganciare, quindi, la geometria descrittiva al “disegno elaborato in forma digitale”. Con questo mio lavoro ho provato a dare una possibile risposta a quel necessario rinnovamento didattico espresso già nel 2005 con l’articolo “Discipline geometriche e riforma delle superiori” proseguito poi nel 2006 con l’articolo “Learning  objects di geometria  descrittiva” e poi, nel 2008 con l’articolo “Geometria descrittiva: dal disegno disegnato al disegno elaborato”.

A convalidare la bontà della ricerca sono arrivati, prima, il riconoscimento al premio nazionale “Orientascienza 2008”, ora, la conferma, indiretta, dalla lettura delle “Indicazioni nazionali degli obiettivi specifici di apprendimento per il sistema del Licei” del MIUR che, per quanto attiene i Licei artistici recita:”. . . Lo studente dovrà essere in grado di organizzare i tempi ed il proprio spazio di lavoro in maniera adeguata ed essere consapevole che il disegno geometrico è un linguaggio che richiede rigore tecnico ed esercizio mentale” come afferma la frase di presentazione del sito personale “ . . . se il disegno è, com’è, un pensiero, prima d’insegnare a fare è necessario educare a pensare”. Più oltre, le medesime indicazioni  affermano: ”. . . lo studente sarà guidato a riconoscere, denominare e classificare gli elementi fondamentali della geometria euclidea, ad acquisire i principi di orientamento e riferimento nel piano e nello spazio” ed ancora “. . . Lo studente sarà condotto nell’uso corretto degli strumenti tradizionali del disegno tecnico, ed acquisire autonomia operativa attraverso la pratica dell’osservazione e dell’esercizio”. I due volumi di “Geometria descrittiva dinamica” pubblicati nel 2004 rispondono completamente a queste indicazioni ministeriali come si può evincere navigando la specifica area predisposta nel sito personale.

 

Io ci ho provato a dare a questa disciplina un’immagine diversa, più creativa ed accattivante e penso di aver ottenuto qualche risultato positivo.

Sottoponendo le discipline geometriche, in generale, e la Geometria descrittiva, in particolare ad un’indagine di tipo insiemistico, esse assumono una veste didattica diversa ed una funzione nuova offrendo a ogni studente la possibilità di esprimere il proprio mondo interiore di forme e modellare le proprie singole personali esperienze spaziali mettendo in atto, così, la personalizzazione dell’insegnamento. Per questo motivo, e con questo scopo, i temi sono assegnati in forma scritta perché ogni studente possa dare una risposta propria, singola e individuale utilizzando le proprie conoscenze, il proprio vocabolario grafico, le proprie aspirazioni e le proprie sensibilità creative come ho potuto riscontrare con continuità nel corso della ricerca.

Questa metodologia attualizza, inoltre, il rapporto docente-discente in un lavoro didattico di condivisione in cui la verifica non va fatta, tanto sul risultato grafico (diverso da alunno ad alunno), quanto sul processo e, quindi, sulle singole e diverse capacità degli studenti di codificare e/o decodificare un medesimo messaggio. La disciplina della rappresentazione geometrica non è trattata come momento grafico ma come sostegno concettuale (mediante la definizione e lo sviluppo di algoritmi grafici) propedeutico alla rappresentazione stessa, in collegamento alle operatività digitali con supporto informatico per definire, al termine del processo dinamico del lavoro di rappresentazione, un messaggio grafico chiaro quale inequivocabile e rigorosa simulazione del pensiero creativo inteso come attualizzazione del futuro perché ciò che è importante non è la riproduzione o la produzione di un disegno, ma la comunicazione di un’idea accurata e compiutamente definita.

 

Dal prossimo primo settembre sarò in pensione.

 

Concludo, quindi, questa esperienza didattica ricordando che; come diceva Dante: “. . . è l’amor che move il sole e l’altre stelle”, con il cruccio di non essere riuscito a coinvolgere altri colleghi in questo rinnovamento che, dal primo settembre, rimarrà, pertanto, orfano.

 

Data 20 maggio 2010                                                                                             

Elio Fragassi                                                                                            

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