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LA RIFORMA CHE HA SANCITO LA MORTE DELL'ISTRUZIONE ARTISTICA                            (link al sito ARTEMDOCERE)

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header[1].jpgPromotori e fondatori  i docenti  

di disegno e storia dell’ arte

per tutelare l’ istruzione artistica,

ampliare i fondamenti

pedagogici dell' insegnamento

delle discipline artistiche nella

scuola di ogni ordine   grado;

per riaffermare il valore del

“disegno” quale strumento

fondamentale di comprensione

dell’ opera d’arte, comunicazione

 e condivisione dell’ arte,

per lo sviluppo della sfera emotiva e di abilità intellettive, di competenze specifiche culturali  e umane che unificano tutti i saperi

 

 

LA RIFORMA CHE HA SANCITO LA MORTE DELL’ISTRUZIONE ARTISTICA           (Pubblicato anche su "La Tecnica della scuola")

di Elio Fragassi

Da diversi anni i governi succeduti hanno tagliato fondi alla scuola, ma solo la Riforma Gelmini è stata capace di distruggere completamente quello che con molta fatica e tanti sacrifici il “Sistema integrato Scuola- Docenti-Territorio” aveva costruito in  più decenni.   Cancellati secoli di storia dell’ Istruzione Artistica Nazionale.

Mi riferisco alla Legge 133 del 2008 che ha riformato la Scuola Secondaria di Secondo Grado a partire dal 2010 con il  ridimensionamento  dell’ offerta educativa  nella nostra Italia e, in particolare, colpendo l’istruzione artistica.

A cominciare dall’ unificazione tra Licei Artistici e Istituti d’Arte, operazione con la quale è stata decisa la distruzione dell’istruzione artistica nel nostro Paese, che ha rappresentato, e rappresenta ancora oggi, una delle risorse fondamentali della nostra economia e del nostro valore nazionale all’ interno della comunità europea.

Mentre la riforma distruggeva, contemporaneamente, tutta la classe politica, con il sostegno di economisti e altri studiosi in vari campi, sostenevano che l’economia italiana, nonostante la crisi, “reggesse”.  In realtà, la produttività che possiamo affermare capace di “reggere” alla concorrenza è grazie al design, alla creatività, all’originalità delle proposte messe in campo in ogni settore dall’architettura all’edilizia, dalla moda all’abbigliamento, dalla meccanica alle automobili, dall’agricoltura ai prodotti gastronomici, ecc.

Ancora oggi viviamo di quella luce, che sta pian piano affievolendo, rappresentata dalla grande stagione della creatività italiana degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso quando gli istituti d’arte e i licei artistici sviluppavano, in ambiti differenti, percorsi creativi che hanno fatto emergere personalità, prodotti e aziende di valore internazionale. Quella felice stagione creativa ebbe come motore propulsivo un concetto di cultura del bello –eredità del Rinascimento e secoli successivi- che, come prodotto del pensiero dell’uomo, non aveva né consistenza fisica né colore (politico) ed era trasparente, perciò capace sia di investire ogni campo del fare umano sia di percorrere lo spazio rimanendo sempre vera e viva sviluppandosi in simbiosi con il tempo che stava attraversando e segnando.

Produttività che ha iniziato a opacizzarsi puntualmente da quando la scuola ha annullato la sostanziale differenza esistente tra i licei artistici e gli istituti d’ arte vanificando il concetto che se la ricchezza di pensiero appartiene alla diversità qualsiasi livellamento unificando impoverisce.

Infatti, con la fusione  degli istituti d’arte ai licei ogni scuola ha perso la propria identità. L’ istruzione artistica in questo nostro Bel Paese sta vivendo uno stato di assoluta incertezza perché da questo accorpamento è nato un percorso scolastico ibrido che, per dirlo con un esempio, oggi non ha consistenza “né di carne né di pesce”.

In considerazione della nostra storia, ricca di Patrimonio, penso sia bene, per l’attuale governo, anche se con il senno di poi, ridistinguere di nuovo i percorsi del liceo artistico da quelli degli istituti d’arte, perché mentre i primi attivano percorsi creativi mentali a-spaziali i secondi, essendo collegati con le diverse e differenti realtà territoriali, attivano percorsi creativi più pratici e legati, in modo esclusivo, ai caratteri e alle storie del territorio dal quale trae ispirazione e forza creativa. Per questo motivo si sono sviluppate tante e diverse specializzazioni come: ceramica, tessuto, corallo, fotografia, ebanisteria, oreficeria, metalli, mosaico, ecc. ed è proprio questa differenza tra i due percorsi scolastici che ha generato quella ricchezza di pensiero e di creatività che oggi tutti ci invidiano e tutti cercano di copiare.

Solo distinguendo i due percorsi scolastici e ridefinendo i programmi, con i dovuti aggiornamenti, sarà possibile vincere, oggi, quella sfida che la globalizzazione ci pone davanti, così come nel dopoguerra fu vinta la sfida della ricostruzione.

Una moderna e attuale istruzione artistica nei due differenti filoni, intellettuale e pratico, può dare un contributo sostanziale sia alla tutela sia alla conservazione e alla valorizzazione del nostro vasto Patrimonio Artistico che è il vero valore distintivo della nostra Italia sia, ancora una volta, divenire il crogiolo per lo sviluppo della cultura del bello e dell’ Italian Style, fonte principale di riferimento per il “Made in Italy” che tutti, politici e non, sostengono essere la nostra grande ricchezza, il nostro pozzo di petrolio, la nostra energia.

Fare arte è un processo molto complesso e articolato, dove agiscono contemporaneamente, in continuo feedback triangolare,  intelligenza, conoscenze dello specifico campo e abilità manuali. Questa complessità richiede, pertanto, oltre l’apporto dello studio teorico anche tempi per esercitazioni, laboratori e verifiche puntuali.

È quindi profondamente errata ogni ipotesi di pseudo - riforma che vada nella direzione di cancellare o mortificare radicalmente nel curricolo esperienze fondamentali per il processo di crescita degli allievi, processo incardinato sui laboratori e più in generale sulle discipline artistiche e di sezione. Sono questi i luoghi deputati al “fare arte”, in cui, partendo dall’acquisizione pregressa di linguaggi visivi e di rappresentazione, si passa alla ideazione, alla progettazione e alla realizzazione di manufatti di arte applicata che, giova ricordarlo, devono unire in sé sia valori formali che valori d’uso. Si tratta di un processo, lungo, laborioso, che richiede tempo ed esercizio severo” (MoSeFa –Alcune riflessioni, per tesi, su un’ipotesi condivisa di riforma dell’Istruzione Artistica).

Prima che le nefaste conseguenze di questa ibrida riforma,  producano danni irreversibili nei nostri giovani di oggi che saranno i soggetti attivi e produttivi del domani, è bene che con un atto di coraggio si ammetta l’errore e si torni alla distinzione di quei due percorsi scolastici che tanto bene hanno portato a questa nostra Italia nei decenni scorsi, e che ancora oggi ci permettono di distinguerci a livello globale.

Elio Fragassi

Referente Abruzzo ARTEM DOCERE

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