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SOMMARIO  DEL SITO

Indice di Farindola

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Farindola: elementi di storia  

Serafino Razzi

Ferdinando Buccalaro 

Vincenzo Barbieri

Stanislao Cretara

 

 

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Serafino Razzi

La vita in Abruzzo nel cinquecento 

Diario di un viaggio in Abruzzo negli anni 1574 – 1577,

Adelmo Polla Editore, Cerchio (Aq), 1990

 

Viaggio a Farinola (pagina 47 e seguito)
Viaggio ad Abbaccucche (pagina 51)

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Viaggio a Farinola  

(Pagina 47 e seg.)

                    Alli 15 di luglio 1575 andai con un compagno a piedi a una Terretta cinque miglia lontana da Penna, detta Farinola posta alle radici di altissime montagne, in un alto colle, sotto di cui corre gelidissimo fiume Tavo, poco lontano dalle proprie fonti. Si cantò da i Rev. preti la solenne messa di San Quirico e di Santa Giulietta sua madre, la cui festa celebrano in tal dì questi popoli. Dopo la qual messa cantata io dissi la nostra bassa, e quella finita per esser l’hora tarda, si andò a desinare. 

                    Et alquanto dopo pranzo, essendosi ripiena di popolo la chiesa, predicando fondai la sacra compagnia del santissimo Nome di Dio, essendoci molti anni prima stata posta la compagnia del santissimo Rosario. Finita la predica tornai a riposarmi in casa del Rev. prete, Don Baldassarre. Et ecco che qui comparve un giovane mugnaio, il quale sopra di una bene accordata arpa cantò a ciascheduno di noi che presenti eravamo, all’improvviso molto attamente. E così nostro signore Iddio pone le sue grazie, e comparte i suoi doni, bene spesso ancora in persone semplici, et idiote.

                    Farinola, Terra di circa 220 fuochi, vogliono che deve dirsi Ferinola, dalle fiere che abondano attorno di lei nelle vicine selve , come porci cignali, capri, lupi, et orsi: e perché anche le persone in lei habitanti, per la vicinanza di di somiglianti bestie, tengono elleno ancora del ferino, et alpestre. Tiene questa Terra per insegna un core di orso.

                    Dicesi che in lei sono tre scuole: nella prima s’impara di fare alla lotta. Nella seconda di sonare il corno. E nella terza s’impara il modo di afrontare l’orso. Quando vogliono ragunare il loro consiglio, suonano un corno, ma prima serrano le porte del castello, che altramente  tutti i porci che sono fuori a i pascoli, ritornerebbero dentro. Gli essercizii  loro, oltre alla coltivazione delle proprie terre, e campi, sono di lavorare madie, et arche  et altre si fatte cose, havendo dalle vicine selve copia di faggi, e di altre sorte legnami, come aceri, e simili.

                    Diedi loro l’arra per un arcone di 30 some di grano, e d’una minor arca di 12 some per la farina, in servizio del nostro convento di Penna, e con patto di pagare un carlino per soma. E la sera stessa ce ne ritornammo per lo fresco a casa, riportandone una tortorella donataci, dimestica, ma sola, e piangente la morta sua compagna.  

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Viaggio ad Abbaccucche

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(Pagina 51)

                    A’ 6 di agosto 1575 intorno all’hora di Vespro, partendo con due compagni da Penna andammo cinque miglia pian piano fino alla Terra di Farinola, di cui si è scritto sopra. E secondo la qualità del luogo fummo la sera amorevolmente alloggiati. E la mattina seguente alli 7, essendo festa solenne in detta Terra, predicai a mezza messa cantata: e dopo havendo io ancora celebrata la messa nostra piana, si andò a desinare: et havendo scritte alcune persone nelle compagnie del Rosario, e del Nome di Dio, e benedette le corone, et essendosi fatta da nostri amorevoli una cerca per lo nostro convento, di mezza soma di grano, di quattro forme di cacio: di venti pani, e di ventinove uova: ce ne ritornammo la sera al convento nostro in Penna. Le prodezze di Farinola e della sua città Penna volendo un Farinolese, in Napoli, spiegare a certo signore che, veggendolo così pronto e lesto in tutte le sue azzioni , gli addimandò donde egli era, disse che era d’una patria, onde poponi e huomini  non uscirono mai in fallo.

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